Carla Maria Russo

Leggere perché… (parte seconda)

leggere perchè 2

Vi faccio due esempi, per spiegare meglio ciò che ho trattato nella scorsa puntata, ovvero perché il romanzo è un formidabile strumento di conoscenza della psicologia degli altri e, dunque, della nostra psicologia, dei nostri bisogni, che spesso sono dentro di noi a livello inconscio, non identificati, sconosciuti a noi stessi, affiorando in superficie solo come senso di insofferenza, di disagio, di insoddisfazione, di svogliatezza.

I due esempi cui mi riferivo sono i seguenti:

1)     Il film LE VITE DEGLI ALTRI

Bellissimo. Se non lo avete ancora visto, non perdetevelo. È ambientato nella DDR (ex Repubblica socialista tedesca) ormai in piena crisi e narra  di un dissidente, un brillante giornalista, scrittore e uomo di cultura, che la Stasi (la polizia politica) sospetta di avere contatti con l’occidente. Per spiarlo e trovare prove della sua colpevolezza, riempie la sua casa di sofisticate e ben dissimulate microspie, incaricando un grigio, inflessibile e rigoroso funzionario della Stasi di spiare ogni istante della vita del giornalista, anche i momenti più intimi e privati: cosa dice, cosa fa, chi incontra, per quali motivi. Nello spiare la vita di questo giornalista, però, il poliziotto scopre un mondo a lui del tutto sconosciuto, quello dei sentimenti, delle passioni, dei moti del cuore: in cosa consiste l’amore, ad esempio – quello vero, non quello mercenario, l’unico che lui conosca – l’amicizia, la solidarietà, la passione per un ideale di libertà e il coraggio di lottare per quell’ideale anche quando può costare la libertà e la vita. Fa il confronto con la sua esistenza e scopre quanto quella dell’altro sia più ricca, vera, soddisfacente e degna di essere vissuta. Così decide di salvare quell’uomo dalla Stasi,  a costo pagare di persona il prezzo di questo improvviso e gravissimo tradimento.

2)     Il libro BALZAC E LA PICCOLA SARTA CINESE.

Siamo in Cina, negli anni della Grande Rivoluzione Culturale voluta da Mao.

Un gruppo di ragazzi “borghesi”, figli di professionisti, viene spedito in uno squallido e poverissimo villaggio di contadini per essere “rieducato”. Uno dei ragazzi, ben celati nella valigia, porta con sé alcuni libri, fra i quali Honoré de Balzac, autore vietatissimo dal regime. Uno di questi ragazzi, Lou, attratto dalle grazie della modesta e timidissima sartina del villaggio (umile ma anche molto bella, sebbene lei non sia affatto consapevole di questa sua dote), si fidanza con lei e, quasi per gioco, decide di farle leggere alcuni libri, fra i quali proprio Balzac.  La lettura delle opere di Balzac, però, trasformerà per sempre la ragazza, la quale diventerà non solo più espansiva ma sempre più curiosa e desiderosa di scoprire il mondo: i libri l’hanno totalmente cambiata: ormai non percepisce più se stessa come una sprovveduta contadina, destinata a una vita oscura e sempre uguale. Ora si sente una donna capace di guardare dentro di sé, di capire il suo valore e di scegliere il suo destino. E così, lascia il villaggio e il fidanzato e fugge in città, giustificandosi in questo modo: “Balzac mi ha fatto capire una cosa: che la bellezza di una donna è un tesoro inestimabile”.

Ecco, dunque, uno dei grandi poteri che possiedono i romanzi: farci conoscere gli altri e, al tempo stesso, cosa forse ancora più importante, farci scoprire noi stessi, aiutandoci a dare un nome ai nostri bisogni e  comprendere cosa davvero vogliamo.

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